Da qualche anno realizzo un laboratorio di Improvviso Educativo insieme alle maestre, ai bambini e ai genitori della scuola dell’infanzia di Limonta, un piccolo paese che sta tra lago e collina, in provincia di Lecco, qualche curva prima di arrivare a Bellagio.
Il laboratorio è strutturato in sette incontri, più le riunioni di programmazione, un incontro con i genitori e la festa finale.
Da quando è iniziata la tradizione del laboratorio, i bambini sanno che periodicamente arriva “il personaggio”. Nel primo incontro viene lanciata la storia, ogni quindici giorni circa, un personaggio della storia si presenta in classe per raccontare, interagire, evocare, e nei giorni successivi si riprendono i temi e si svolgono varie attività.
In questo post vorrei raccontare il processo che porta alla creazione del personaggio.
I vizi capitali nella scuola dell’infanzia
La maestra Lorenza ha grande passione e coraggio e accetta sfide importanti con spirito gioioso e avventuriero. Ecco perché l’idea di lavorare con i bambini sui sette vizi capitali è stata da subito una traccia che ci ha entusiasmati.
L’idea iniziale era di attraversare la vicenda di principi e principesse e di approfittarne per esplorare le loro passioni.
Abbiamo inventato una leggenda: il re Settimio chiede aiuto ai bambini della scuola perché durante le nozze di suo figlio Primo, con la principessa Unica, una malvagia strega è apparsa sferrando un maleficio. Il principe si è scomposto in sette altri principi, spediti ai sette angoli della terra. Ogni principe incarna in modo assoluto uno dei vizi capitali.
La principessa è stata smembrata in sette spaventapasseri, spediti in sette luoghi nascosti. Compito dei bambini, ritrovare i sette principi e le sette principesse, per ricostruire Primo e Unica e permettere al loro amore di fondersi nell’atto nuziale interrotto.
Nel primo incontro ho interpretato il re Settimio, che i bambini hanno incontrato in una torre a Bellagio e che ha raccontato loro la vicenda del matrimonio interrotto, del maleficio e ha chiesto loro aiuto per ricomporre i pezzi del figlio e della sposa.

Nei due incontri successivi si sono presentate le prime due parti del principe smembrato nei sette principi rappresentanti dei sette vizi capitali:
il principe Accidio:

Il principe Superbio:

e il principe Invidio, il primo apparso in video, dopo la trasformazione del progetto con modalità a distanza (dallo spazio siderale, se non è distanza questa!):

La nascita del principe “Avarizio”
Parto da ciò che wikipedia indica come il vizio capitale dell’avarizia: avarizia, derivante più precisamente dall’etimologia latina avaritia, collegata all’avidità della fame: cupidigia, avidità, costante senso di insoddisfazione per ciò che si ha già e bisogno sfrenato di ottenere sempre di più.
Clicco la parola avarizia e scopro che è diversa da avidità, avidità è desiderio di possedere sempre di più; avarizia, tra i vizi capitali, è “l’attaccamento morboso per ciò che già si ha”.
Come tradurre questa dinamica umana per bambini della scuola materna? Che esperienza possono avere dell’”avarizia” così intesa e quale percorso di senso proporre loro? Quale spunto educativo?
Inizio con una prima fase di brain storming:
- che esperienza ne ho io? Come vivo questa dinamica? La formazione all’essenzialità, valore sperimentato, praticato e per me fondamentale fin dagli anni dello scoutismo, mi aiuta nel vedere il lato positivo di essere liberi dalle cose materiali;
“cose, non ho bisogno di cose” dice Alexander Supertramp rifiutando regali dai genitori, prima di partire per il suo affascinante viaggio, nel bellissimo film: Into the Wild.
- è sempre più importante il bambino, rispetto al costoso tablet che ha fatto cadere per sbaglio, mi dico sempre (e mio figlio il tablet l’ha fatto cadere tre volte!);
- ho nell’armadio quattro sacchetti pieni di caramelle che la mia collega, dott.ssa Paola Martinelli, posiziona in un piatto a forma di sole come antistress per le coppie che incontra in mediazione familiare, le caramelle sono ottimi oggetti per interessare i bambini;
- ho barattoli pieni di pennarelli colorati, anche questi potrebbero essere nelle mie mani per avere l’attenzione dei bambini;
- visto che non posso andare a scuola per via del CoronaVirus, devo lavorare preparando un video, uso Zoom, che permette di apparire su sfondi intercambiabili, e con un montaggio digitale potrò costruire una breve narrazione cambiando ambienti: cerco immagini di casseforti, ne salvo alcune; tra le tante intatte ne noto una scassinata;

Ecco un elemento narrativo, il principe Avarizio colleziona caramelle e pennarelli, ma non per mangiare o pitturare, vuole conservare tutto in cassaforte, (i bambini si chiederanno perché non mangia le caramelle? perché non fa un bel disegno?) ma a un certo punto arriverà qualcuno a rubare in casa sua.
- Cassaforte=banca, cerco l’immagine di una banca e trovo un grande salone con un soffitto altissimo (in fase di montaggio ci metterò anche un ambiente sonoro adatto, per chi vuole un bel po’ di suoni gratuiti li può trovare su Freesound), Banca Etruria, bene, suggestiva, è la banca dove il principe si reca per depositare caramelle e pennarelli, ma la banca non ha una piccola cassaforte: avrà un grande caveau sotterraneo con una inespugnabile porta blindata;
Quindi non sarà la cassaforte della sua casetta ad esplodere, sarà l’intera banca a crollare lasciando solo macerie e disperazione (nella migliore tradizione dei film d’azione, con un bell’effetto di esplosione).

- Avere o essere? Eric Fromm sento un paio di neuroni che mi mettono sul tavolo questo titolo e credo che il tema sia centrale per uno sviluppo futuro, dovrò estrapolare qualche seme da poter piantare già ora, materialismo, possesso, attaccamento morboso alle cose, …
- “mio, mio” ecco la parola che appartiene all’esperienza dell’infanzia e che richiama il concetto di rispetto personale… ora mi viene in mente Jesper Juul, psicoterapeuta danese di cui ho acquistato e letto molti libri (per avere qualche buona indicazione nel mio ruolo di genitore) e di cui ricordo un concetto che ha segnato tutto il mio lavoro: la relazione con i figli (con i bambini in generale ancora meglio) si basa su un reciproco rispetto personale. Forse sarà utile, visto che il video che produrrò sarà visto dai bambini insieme ai genitori, porre la questione: se un bambino non vuole condividere, deve essere costretto a farlo? Se il gioco è suo, e ci tiene molto, il genitore che vuole educarlo alla generosità, potrà costringerlo a prestarlo all’amichetto? Quale sarà il modo migliore?
Ok, ce n’è abbastanza, ma quale domanda porre ai bambini? Su cosa stimolarli? Hanno anche loro oggetti di cui sono “avari”? Tema della generosità, della gratuità, della condivisione.
Mi affido al personaggio, improvvisandone i monologhi le questioni si chiariranno e arriveranno gli spunti.
Accedo a Zoom, carico gli sfondi, prendo le caramelle, guardo i pennarelli, ma non mi convincono, scelgo solo le caramelle. Mi trucco e mi travesto, pochi elementi.
Registro per qualche ora, riguardo i video, scremo le ridondanze, faccio il montaggio e aggiungo le tracce audio.
Ed ecco il prodotto finale, non è perfetto, ma come dice il filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani nel sul libro Imperfezione. Una storia naturale, l’imperfezione serve per generare il cambiamento:
Apro Whatsapp e invio alla maestra Lorenza.
Il giorno dopo arrivano le foto, i video, e le risposte dei bambini:





6 fiocchi da regalo, 13 personaggi di Star Wars, 15 mattoncini di legno, 17 omini di Lego sono gli oggetti che ci stanno in una mano.
Sebastiano consiglia ad Avarizio di “fare nuovi lavoretti per la festa della mamma, per guadagnare altre caramelle. Nasconderle in una pentola e metterci sopra il coperchio. Non metterle in banca, ma nella pentola perché i ladri, nella pentola, non vedono, non guardano… però di mangiarne qualcuna!”

Pietro dice “che è meglio condividerle con gli amici, così, anche se cade la banca, di caramelle non ne avevi, e non hai nessuna perdita”.
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