Indicazioni preliminari
Livello: base
Età: dai 3 anni
Partecipanti: attività individuale di fronte al gruppo (per facilitare partecipazione di alcuni bambini può essere fatto anche in coppia).
Abilità: affrontare la paura, raccontare il buio.
Contesto: laboratorio teatrale ed espressivo per l’infanzia.
Obiettivo: imparare il coraggio provando a fare cose coraggiose, immaginare nel buio.
Tipo: esercizio.
Genesi
Durante i laboratori di Improvviso Educativo, in alcune occasioni mi è capitato di avere a portata di mano uno sgabuzzino, una grossa scatola dei giochi da giardino e un armadio di cartone per proporre ai bambini un’attività per interpretare un personaggio coraggioso.

Istruzioni
Serve poter accedere ad un ambiente buio o semi-buio che non presenti pericoli per i bambini. A volte ho usato uno sgabuzzino; un volta ho trovato nel giardino di una scuola dell’infanzia una grossa scatola porta giochi a forma di tartaruga dove un bambino poteva entrare comodamente (sepolto vivo) oppure si può usare l’armadio di Frida Kahlo.
Se esiste un contesto narrativo in cui il laboratorio è ambientato, l’esercizio può essere integrato nella storia: come allenamento per una prova futura associata alla battaglia contro un antagonista, per esempio.
Nel mio caso, una prima volta l’esercizio è stato proposto per mettere alla prova bambini casinisti e spavaldi che dicevano di non aver paura di Vantablack (il nome viene da un materiale di nanotubi di carbonio, talmente nero da assorbire il 99,965% delle radiazioni dello spettro visibile), il misterioso personaggio che sarebbe arrivato alla fine del percorso. Non serve dire che tutti i bambini hanno poi provato a condividere l’esperienza.

In altra occasione, ambientati nel Mondo di Oz, era necessario nascondersi per non farsi vedere dalle Scimmie Volanti, esercito schiavizzato dalla malvagia Strega dell’Ovest, grazie al potere del magico copricapo dorato.

Quindi, per sconfiggere il cattivo bisogna essere capaci di nascondersi nel buio e aspettare, vincendo la paura.
Chi vuole provare?
“Chi è il più coraggioso? Chi vuole provare?”
Arrivano subito più alzate di mano, proprio nella scuola dell’infanzia, tra i più piccoli.
Si spiega che il bambino entrerà, da solo, nell’ambiente buio e che dovrà resistere il più possibile e che quando vorrà uscire, dovrà bussare alla porta.
A quel punto il conduttore sarà pronto ad aprire e a liberarlo, mentre i compagni potranno accoglierlo con un applauso e con un abbraccio.
Nessuno deve essere forzato a provare, sarà l’esempio dei primi a sbloccare il tentivo dei successivi.
Per chi proprio non ne vuol sapere, sarà possibile entrare con l’amico o l’amica del cuore.
Di solito, visto che è una prova di coraggio pubblica, tutti, alla fine, vogliono provare.

Per aumentare il livello di difficoltà, chi resta fuori può produrre suoni e rumori inquietanti.
Non si tratta propriamente di un gioco di improvvisazione teatrale, anche se si tratta comunque di una prova di adattamento a condizioni che per i più piccoli, possiamo considerare estreme.
C’è comunque una dimensione di scena teatrale, di rituale d’iniziazione, grazie alla presenza di un pubblico testimone del coraggio e della resistenza di chi si presta all’esperienza.
Forse c’era qualcosa
Se il conduttore mostra un esempio di questo gioco, indicando che ha sentito qualcosa e fa un’ipotesi su cosa potrebbe essere, può prendere il via un esercizio di narrazione fantastica.
Ciascun bambino che prova ad entrare nel buio, può raccontare cosa si nasconde, secondo lui, in quell’ambiente.
Si può invitare i piccoli partecipanti a guardare bene il buio.
Fino ad arrivare alla scoperta di un mondo. Nell’ambiente buio si possono posizionare degli oggetti da esplorare con il tatto lasciando che il bambino sviluppi delle proprie suggestioni.

Si tratta di una piccola sfida, di una piccola avventura: gli occhi di chi esce dal buio billano dell’orgoglio di avercela fatta. Anche perché, alla fin fine, è solo un gioco.
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